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REVERE (MANTOVA). PALAZZO DUCALE, 5 - 28 MARZO 2016
Mostra personale a cura di Michele Caldarelli in collaborazione con il Museo del Po


L’ idea dell’acqua attraversa i dipinti di Emilio Alberti declinata in infinite variazioni come in una sinfonia nella quale si alternano suggestioni, sollecitazioni, poesia. Opere la cui natura oscilla tra il dipinto e la scultura, realizzate con una tecnica del tutto personale fatta di stucchi, rilievi in metallo e leggere velature di colore. L’elemento liquido trasparente e quasi irrappresentabile, diventa negli ultimi lavori di Alberti il protagonista di una attenta e approfondita ricerca. Il tema dell’acqua si intreccia e si collega idealmente al tema del labirinto (già ampiamente sondato dall’artista), accomunati dall’insistenza di una dimensione temporale scandita da un moto che qui si fa vortice, scroscio impetuoso, fluttuare lieve di onde o ritmo di gocce. C'è il gesto, il movimento, lo scorrere, il rovesciarsi, il cadere, il frantumarsi. Onde che si inseguono, superfici increspate, gorghi, mulinelli, scrosci di pioggia, ribollii e sommovimenti della sostanza liquida in perenne movimento: a volte tempesta inquietante a volte sciabordio calmo e rassicurante.
Riflessi che variano col mutare della luce o col variare della posizione dello spettatore. I quadri di Alberti non vanno osservati da una posizione statica e frontale, il corpo deve seguire i movimenti dello sguardo, con spostamenti minimi o camminando per cogliere il variare dei riflessi e i guizzi della luce sulla superficie metallica. In questo modo la materia si fa viva, fluida, ondeggia in un alternarsi di luce e ombra, lucido e opaco in un continuo mutare. Stimoli percettivi e sollecitazioni sensoriali di una pittura che si fa racconto, ricordo, suggestione.
Alberti intorno al tema dell'acqua mette in scena dettagli, suggerisce racconti partendo da un frammento, sottolineando diverse valenze metaforiche; come a voler raffigurare la nostra ansia di conoscere l'onda che ci sta portando alla deriva e nel contempo affermare che siamo noi stessi quell'onda: immersi nell'impermanenza delle cose con il loro inevitabile destino di mutamento, nel divenire incerto che è condizione della contemporaneità.



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